martedì 2 aprile 2019

Ciò che conta in Europa saranno i contenuti

La ragione per cui esistono spazi come questo blog nasce dall’esigenza di potersi confrontare, attraverso idee e ragionamenti. In un contesto in cui la comunicazione one-way e la politica bombardano con insistenza le nostre vite in un incessante turbinio di input e parole, i più sentono il bisogno di un dibattito che sia costruttivo, attento e pronto all’ascolto. Che non si faccia sopraffare dalla voglia di urlare un protagonismo esasperato e fine a se stesso. C’è l’esigenza di nuovi punti di vista, più diretti, che possano aiutare chi legge a farsi un’idea chiara di ciò che accade intorno. Ecco perché sono e siamo convinti che da queste pagine possa nascere qualcosa di interessante, utile a noi stessi e a tutta la comunità. Vi aspettiamo. Edoardo.

Il tema delle elezioni europee è più acceso che mai. Ed i motivi sono molteplici. In ordine cronologico, dallo scorso week-end assistiamo con preoccupazione all’implosione della vicenda Brexit: dopo il terzo NO del parlamento inglese rifilato a Theresa May lo scorso fine settimana, le possibilità di un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea attraverso un no-deal diventano sempre più alte. Una complessa impasse politica e culturale per l’UE, che deve trovare le giuste risposte alle più preoccupate domande dei suoi cittadini.
Altri temi ci pongono degli interrogativi su ciò che sarà l’Europa dopo il mese di Maggio. I problema dei flussi migratori e la loro gestione risulterà determinante nell’inquadrare il nuovo scacchiere politico su cui si muoveranno i Paesi membri. Alcuni paesi del Nord Europa hanno deciso di riunirsi in una nuova lega-anseatica per spingere verso una riforma economica dell’eurozona che prevede un restringimento del Fondo Salva Stati e una maggiore responsabilità dei singoli Stati sulle perdite. Un’altra mossa che porterà lo scontro economico verso una polarizzazione, rappresentando l’ennesimo pretesto per poter dividere e non unire la comunità europea. Non solo dal punto di vista economico ma anche politico visto che verranno alimentate le proteste e le tesi a sostegno del populismo e dell’euroscetticismo.
Parlando dei fatti di casa nostra, pare abbastanza chiaro che sulla campagna elettorale europea di Maggio in molti puntano molto. Matteo Salvini, ad esempio, proverà a confermare la sua ascesa verso la leadership non solo nell’attuale governo ma anche all’interno della coalizione del centrodestra e (perché no), in caso di probabile vittoria di ampie portate su scala nazionale, potrebbe anche candidarsi a giocare un ruolo chiave all’interno del gruppo dei partiti sovranisti. Luigi Di Maio, invece, spera in un riscatto per non perdere ancora terreno dal suo alleato di governo. Lontano dal glorioso e renziano 40% del 2014, il Pd si presenta al confronto elettorale con il nuovo segretario Zingaretti e una nuova direzione politica. I tempi sembrano ancora maturi per potersi aspettare una seria opposizione italiana all’euroscetticismo giallo-verde, sono troppi i conti da saldare per poter sperare in una campagna elettorale del Pd che possa convincere l’elettorato. Ma la prospettiva (vista la grave crisi delle sinistre europee) di ritornare ad essere un grande partito riformista-progressista su scala continentale potrebbe nascere anche da questo confronto. Che non si baserà sui numeri ma sui contenuti proposti. Un piccolo passo per ritornare ai fasti di un tempo.
Visto il fatto che questa campagna elettorale rappresenterà lo scontro finale tra europeisti ed euroscettici, mai come questa volta, le elezioni europee di Maggio saranno uno spartiacque. Tra chi prevede un’Europa delle nazioni e chi vorrà invece un rafforzamento dei controlli da parte di Bruxelles. Tra chi vorrà la rottura con le istituzioni e chi invece vorrebbe continuare a lavorare e credere nel sogno europeo.
Quello che conta, però, sono e saranno i contenuti. Se si cerca una riforma europea che possa finalmente cambiar marcia, inevitabilmente bisognerà passare da idee, progetti e visioni concrete e non astratte. Che non si contraddicano tra loro (il nostro Ministro dell’Interno dovrebbe capire che non si può minacciare di chiudere le frontiere in nome di un interesse nazionale e poi andare a Bruxelles a chiedere una corretta redistribuzione delle quote tra i Paesi dell’Unione.) ma che siano coerenti alla scelta proposta.
Ciò che conta chiedersi è quale sarà il futuro migliore per i cittadini. Gli slogan, le promesse elettorali, lo sguardo agli avanzamenti di carriera politica adesso vengono dopo. Non possiamo permetterci un passo falso in un momento così delicato e dopo le cure post-crisi. Siamo altamente esposti a nuove pericoli e temo che l’isolazionismo o la chiusura non ci condurranno in buone acque.
Abbiamo bisogno di essere forti all’interno come comunità politica per poter agire sulle regole economiche e finanziarie che regolano i mercati. Solo così si potrà davvero cambiare prospettiva verso un nuovo progetto di Europa in una sua composizione federale, che possa prevedere un giusto equilibrio tra necessità nazionali e comunitarie. Nel rispetto e nella tutela finalmente di tutti.
Edoardo Mauro

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