martedì 22 marzo 2016

nasce il comitato contro le trivelle anche a Galatina

"Lì dove si combatte per le mie idee, lì è la mia patria". E dovremmo ripetercelo più spesso, preferendo le politiche (intese come scelte, decisioni, posizioni) ai politici (intesi come persone con cui condividere un pezzo di strada). Noi abbiamo scelto, altri preferiscono inutili distinguo che hanno il solo scopo di indebolire il fronte di una battaglia che (a parole) dicono di ritenere giusta. Noi di Andare Oltre ci siamo, con i compagni di viaggio che si ritroveranno su queste posizioni. E ci siamo con chi condivide la battaglia e non solo con chi ci è affine politicamente (ma poi, chi ci è affine politicamente?) perché non abbiamo nessuna intenzione di fare, su un argomento del genere, prove di coalizione.

Nasce anche a Galatina il Comitato NoTriv, costituito da partiti, associazioni, gruppi informali e singoli cittadini ed aperto a chiunque voglia partecipare, con l’intento di sensibilizzare la cittadinanza sulle ragioni per andare a votare SI al prossimo referendum abrogativo del 17 aprile, che intende fermare le trivellazioni nei nostri mari.
Il comitato avrà come sede lo spazio destinato all’Associazione Bicivetta all’interno del Mercato Coperto in Via Principessa Iolanda e svolgerà azioni esplicative e divulgative in tutta la città, puntando al coinvolgimento più ampio di tutta la popolazione.
Con il Referendum si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo.
Grazie alla Legge di stabilità del 2016, infatti, le ricerche e le attività delle società petrolifere, che hanno già ottenuto una concessione, potrebbero continuare la loro attività ben oltre la scadenza autorizzata, fino all’esaurimento del giacimento.
Votando “Sì” al referendum, le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento del rilascio delle concessioni, dopodiché quello specifico tratto di mare interessato dall’estrazione sarà libero per sempre.
Perché votare SI? Per  salvaguardare i nostri mari innanzitutto!
La ricerca e l’estrazione di idrocarburi hanno un notevole impatto sulla vita del mare e sulla pesca: la ricerca del gas e del petrolio attraverso la tecnica dell’airgun incide, in particolar modo, sulla fauna marina: le emissioni acustiche e le esplosioni  dovute all’utilizzo di tale tecnica può elevare il livello di stress dei mammiferi marini, può modificare il loro comportamento e indebolire il loro sistema immunitario, oltre a provocare danni diretti a un’ampia gamma di organismi marini e alterare la catena trofica.
Senza considerare che i mari italiani sono mari “chiusi” e un incidente anche di piccole dimensioni potrebbe mettere a repentaglio la loro vita.
E’ necessario affrontare il problema della transizione energetica, puntando anche sul risparmio e sull’efficienza energetica e investendo da subito nel settore delle energie rinnovabili, che potrà generare progressivamente migliaia di nuovi posti di lavoro.
Il tempo delle fonti fossili è scaduto: è ora di aprire ad un modello economico alternativo.
Il voto referendario è uno dei pochi strumenti di democrazia a disposizione dei cittadini italiani ed è giusto che i cittadini abbiano la possibilità di esprimersi anche sul futuro energetico del nostro Paese.
Il Comitato NO TRIV di Galatina

martedì 15 marzo 2016

beato menefreghismo!

La verità è che delle cose importanti non ce ne frega nulla. Non amiamo informarci sulle cose serie ma siamo preparatissimi sulle love stories di Belen, sui tatuaggi di Fedez, sulle vicende amorose dei cronisti e sulle interessantissime “bombe” di calciomercato.
È inutile, quindi, che postiamo su Facebook immagini del nostro splendido mare con il commento “#nofilter”, oppure ri-postiamo immagini con su scritto un volgare e sessista “trivella tua sorella”, oppure diffondiamo manifesti che esortano ad andare a votare per il “Sì” al prossimo referendum. Perché, se guardassimo onestamente dentro di noi, scopriremmo che:
  1. non sappiamo di preciso quando è il giorno delle elezioni, ma sappiamo in che giorno e a che ora in televisione vengono trasmesse soap opera, reality e porcherie varie;
  2. qualunque sia il giorno prefissato, cadendo per certo di domenica, se il tempo è bello andremmo comunque a fare una scampagnata o, se il tempo non fosse clemente, bivaccheremmo sul divano a vedere o la Serie A o Barbara D’Urso fino alla sera per poi chiuderci in qualche cinema o in qualche pizzeria per goderci le ultime ore di libertà prima dell’inizio di una nuova settimana;
  3. la voglia di partecipazione sarà di certo pari a 0 perché non sappiamo di preciso cosa sia un referendum e quale sia il suo ultimo scopo;
  4. conseguentemente non sappiamo neanche di preciso su cosa verta questo referendum;
  5. visto che non si candida nessuno che conosciamo e che pertanto non possiamo ricevere “la 50 euro” per la mia croce, riterremmo inutile recarci ai seggi.
È inutile meravigliarsi, siamo fatti così. Viviamo alla giornata, lasciamo che altri pensino per noi ed agiscano al nostro posto ma poi ci disperiamo se qualcosa dovesse cambiare o non essere esattamente come avremmo voluto. 
Però, perché c’è sempre un però, potremmo redimerci e far vedere che quel sentimento di coscienza civile, che alberga nei cuori di tutti i cittadini, non si è ancora sopito andando a votare SÌ al prossimo referendum popolare.
Anche se, quasi quasi, rivaluterei l’ opzione n. 2) che ho precedentemente citato per un motivo molto semplice: se il governo e i suoi rappresentanti dovessero decidere di far vanificare tutto, lo potrebbero fare tranquillamente. 
Come stanno facendo in materia di acqua pubblica. 
Ma noi non sappiamo neanche questo.

sabato 12 marzo 2016

un venerdì dopo l'altro, benvenuti nel parcheggio San Pietro

Piazza San Pietro - venerdì 11 marzo 2016 
Piazza San Pietro - venerdì 5 marzo 2016
Di venerdì in venerdì la scena si ripete ormai da tempo, da anni verrebbe da dire. Appena i locali del centro organizzano (e fanno benissimo, sia chiaro) serate attrattive, la piazza di Galatina diventa una sorta di mega-parcheggio ai piedi della chiesa madre. Una scena veramente brutta. Un biglietto da visita pessimo. E quel che è peggio è che, negli stessi attimi in cui venivano scattate queste due foto (più o meno le 23,00), l'adiacente piazza Alighieri era per lo più sgombra, così come posti liberi c'erano in corso Porta Luce, in corso Principe di Piemonte, in piazza Fortunato Cesari e in quasi tutte le strade nei pressi del centro. Non si tratta qui di criticare i vigili che non sanzionano, anche perché in quegli orari sono anche fuori servizio. Si tratta invece di dover rivedere la scelta di lasciare aperta la piazza nelle serate in cui vi è maggior afflusso di gente. Un paio di transenne sarebbero più che sufficienti. E siamo sicuri che la piazza chiusa, con la gente, magari permettendo in quella serata a tutti i bar di occupare con tavolini anche oltre il loro solito spazio, sarebbe sicuramente uno spettacolo più bello. Decisamente più bello.

martedì 8 marzo 2016

lavoratori (ex)csa: ecco la lettera di licenziamento

In esclusiva-abusiva, vi rendiamo nota la lettera che in queste ore viene recapitata ai lavoratori (a questo punto ex-csa) del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti in ragione del loro "passaggio" alla ditta Monteco, passaggio che, come ampiamente documentato da nostro blog  http://andareoltre-galatina.blogspot.it/2016/03/rifiuti-ricorsi-e-forzature.html, era avvenuto a seguito della decisione del dirigente competente che recepiva una sentenza del tar. Comunque vada a finire la vicenda, e presto pubblicheremo il seguito della "storia", l'impressione che se ne ha è che, come sempre, si combatte sulle spalle dei lavoratori che, in tutta questa vicenda, certo hanno meno responsabilità di tutti.

domenica 6 marzo 2016

Sono donna anche oggi

Sono donna anche oggi, anche se non è l'otto marzo e nessuno mi porta una mimosa.
Sono donna anche oggi, che non ho nessuna serata in discoteca con uomini nudi che dovrebbero farmi divertire ballando e invece, poveretti, mi fanno solo pena. Loro e chi ci va quel maledetto otto marzo.
Sono donna ogni giorno, quando mi alzo e ho la forza di dire ''tocca a me'', senza nessuno che mi impone qualcosa o senza obblighi legati ad ormai morte tradizioni ed usanze.
Mi piace essere donna, non sono una femminista sfegatata che difende ad ogni costo e ad oltranza il mio genere, perché le stronzate le facciamo anche noi e non siamo sante, almeno io aureole in testa non ne vedo proprio a nessuno,  ma mi piace la mattina pettinarmi i capelli, mettere il mascara e perdere quegli intramontabili venti minuti davanti ad un armadio, sempre pieno di cose che a me in quel preciso istante non piaceranno.
Mi piace essere donna, perché in quel lontano 1907 e poi 1909 e infine in quel 1910 qualcuno finalmente capì che anche io ho un pensiero, e posso renderlo libero come ogni altro maschietto del tempo stava facendo; mi piace essere donna perché mi piace esser come tutti gli altri, in fondo cosa cambia? Al posto di averle in basso due palle, le ho appiccicate sul petto.
Non voglio dire frasi e luoghi comuni come "grazie a noi avete i vostri figli, uomini" , perché a riguardo nessuno ha un merito superiore, perché se qualcuno ci ha creati entrambi siamo complementari e non subordinati.
Se qualcuno ha lottato per una parità di diritti, se esiste questa benedettissima uguaglianza voglio lottare e conquistarla ogni giorno, voglio esser donna anche quando le cose si metton male e c'è da rimboccarsi le maniche, voglio esser donna quando c'è da lavorare anche se non si tratta di gonna sexy ma di una tuta grigia e sporca di nero a fine giornata, voglio essere donna e voglio combattere tenacemente in una società "evoluta" e dinamica, in una società dal libero pensiero e dalla mentalità aperta che ancora boicotta l'espressione di ogni genere e di tutti i generi. 
"Dichiarazione universale dei diritti umani" e "Dichiarazione dei diritti umani di Vienna" , 1945 prima e 1993 poi... vi dice nulla? A me sì, e dice che se io voglio studiare, laurearmi e lavorare in un'azienda e starne a capo, posso farlo perché ho la stessa brama, grinta e forza che avrebbe il mio collega dalle palle attaccate in basso che il colloquio non lo ha superato. Mi dice anche che la mia mansione non è esclusivamente accudire i figli e sfornare lasagne e torte al cioccolato per il mio amato maritino che, povero, al rientro dal suo faticoso lavoro deve trovare qualcosa in tavola e il figlio che già dorme, pulito e profumato. No. Non sono una serva, una schiava, un'allevatrice e macchina di procreazione. Gli antichi romani si sono estinti e siamo nel ventunesimo secolo.
Io sono donna e ho diritto di vivere, io sono donna e ho diritto, io sono donna, io sono. Io. Quell' "io" promotore di soggettività, indipendenza ed esistenza. Non esiste moralmente, eticamente, metaforicamente (chi più ne ha, più ne metta) UOMO e DONNA, esiste io. E quest'ultimo devo ogni giorno, ora, minuto confermarlo senza che altri io prendano il sopravvento.
Io sono donna anche oggi, che non è l'otto marzo, ma in ogni attimo della mia esistenza pretendo reciproco rispetto e fedeltà, detengo la mia dignità e manipolo senza vincoli i fili di un burattino chiamato vita.

Silvana Bascià


giovedì 3 marzo 2016

un infedele è un infedele

Gent. mo Gabriele,
ho letto il tuo post http://andareoltre-galatina.blogspot.it/2016/03/su-quelli-che-benpensano.html: premesso che ho assoluto rispetto delle opinioni altrui anche quando non le condivido, mi sento in dovere esprimere il mio pensiero sull'argomento.
Sono assolutamente d'accordo che un ampliamento di diritti sia un fatto di per sé positivo, anche se l'Italia è un popolo di persone molto fantasiose che, molto spesso, per sbarcare il lunario, si "infilano" nel riconoscimento di diritti rivolti a determinate situazioni per trarne un personale profitto a scapito di tutto il resto dei cittadini (vedi pensioni di invalidità, riconosciute a persone svantaggiate che sono state capaci di rendere vedenti ciechi, persone in buona salute zoppe, depresse, ecc.. solo per citare un esempio, ma ne possiamo ritrovare a decine nella vita di ogni giorno).
Ma comunque sono d'accordo che ampliare i diritti sia sempre meglio che contrarli o lasciarli immutati. A prescidere.
Non mi è piaciuto il punto di vista che hai espresso sul gentil sesso che, a tuo dire, si sarebbe schierato contro l'ex-DDL Cirinnà.
Per prima cosa credo che ognuno, come ho sopra riferito, abbia diritto di esprimere la propria idea liberamente senza dover esser giudicato .
Se le donne, come affermi, "... Proprio voi che siete state, e forse lo siete ancora, considerate il fanalino di coda, ....... volete bloccare un processo di ammodernamento del nostro Paese? 
Come fate a difendere quell’ idea di famiglia tradizionale che per secoli vi ha trattato come scarti idonei soltanto a cucinare, pulire e sfornare figli? Avete paura della pratica dell’utero in affitto?" e ancora:" ...... Voi, che per anni siete state considerate degli uteri, non in affitto, ma di proprietà prima del padre padrone, .......... siete forse gelose del mutamento del titolo contrattuale..." sono state o "forse lo sono ancora" fanalini di coda della società,scarti idonei soltanto a cucinare,  pulire e sfornare figli, ecc ecc, forse e dico forse è stato a causa di qualche "grande uomo" capace di ammodernare il paese e di guardare al futuro.
Personalmente, dall'alto dei miei 50 anni ti posso dire di essere nata e cresciuta in un contesto assolutamente sereno, non sono mai stata il fanalino di coda di nessuno e nemmeno uno "scarto" o un "utero di proprietà di qualcuno", se non di me stessa.
Per quanto riguarda coloro che per scelta di vita o professionale hanno deciso di non crearsi una famiglia ti posso solo dire che, a mio parere, ciò non gli vieta di esprimere la propria opinione a riguardo. Sul tuo terzo elemento di riflessione non so che dirti, visto che, come te, io non provo alcun sentimento negativo verso gli omosessuali,li rispetto come qualunque altra persona, ho tanti amici che lo sono e non c'è nemmeno bisogno di dire che devono avere gli stessi diritti delle coppie eterosessuali, è ovvio.

E ancora voglio precisare in merito al tuo riferimento all'invettiva che Dante fa nel 6^ canto del Purgatorio, dopo aver incontrato Sordello da Goito, grande scrittore italiano del Duecento, dapprima contro l’Italia del suo tempo, dilaniata da lotte intestine, nido di corruzione e di decadenza, contraria ad ogni disciplina e ad ogni legge, poi contro Firenze, la città nativa che lo ha ripudiato costringendolo all’esilio, rappresentando  una società in cui sono banditi i supremi ideali dell’ordinato vivere civile, mi viene da chiedermi se l’Italia da allora è veramente cambiata, ma di certo io non sono tra quelli che ammirano "con tanta invidia il resto dell'Europa".

Infine, sull'astio del marito fedifrago che se la fa con il trans, mi da un'immagine talmente triste che non mi sento neanche di commentare e per me sarebbe la stessa cosa se l' "infedele" se la facesse con una "mignotta" o con chiunque altra/o e non con un trans; anzi, questa distinzione da te operata mi fa pensare all'esistenza di un pensiero discriminante: un infedele è un infedele. Sempre e comunque.

Carla Casolari

siamo solo in affitto

Dopo numerosissimi e mielosissimi articoli che intasano i giornali, le televisioni ed il web, ho avuto il piacere di leggere un’interessantissima riflessione sul tema delle Unioni Civili (e della sua epopea sociale, politica e demagogica di queste settimane) del mio amico Gabriele Giaccari, sul blog della neonata associazione galatinese “Andare Oltre” (http://andareoltre-galatina.blogspot.it/2016/03/su-quelli-che-benpensano.html).
Gabriele, ragazzo concreto e sincero, parla guardando dritta negli occhi, quella che Crozza chiamava nel suo programma “Italialand”: un paese, un teatrino, un parco delle meraviglie, dove le ipocrisie e lo squallore civico dei suoi abitanti sono cibo quotidiano. In una società imbottita di sì o no, di scelte ed opinioni prive di confronto dialettico o ragionato, assisto giornalmente ad esecuzioni pubbliche, ad una caccia alle streghe (al compagno ed al fascista, al bigotto e al frocio, al terrone ed al padano e potrei continuare ad elencare dicotomie all’infinito) che ci classifica come retrogradi e figli minchioni di una società globale nata da principi fondamentali come il dialogo, il rispetto e libertà di pensiero.
Ora, tornando al tema urlato e scimmiottato dall’ opinione pubblica e dalla politica in queste settimane, l’articolo di Gabriele ci sbatte in faccia (anche a uomini come me che si considerano sostenitori di un pensiero cattolico tradizionale) la fotografia di un’Italia che deve fare i conti con le ipocrisie e le bugie che si racconta da sola.
Parlare ancora oggi di omosessualità (e lo dico da Destro convinto), è il vero scandalo: nella patria di “Uomini e Donne”, dove l’amore è frutto di telecamere e del parere di Maria De Filippi, un amore vero, una complicità incondizionata e sincera, è merce che si pagherebbe più dei diamanti. E me ne fotto che sia etero o omosessuale.
Inoltre, alcune tra le più belle pagine d’amore della letteratura mondiale, dalle poesie di Saffo fino ad alcuni passi di romanzi come “Memorie di Adriano” della Yourcenar, ci insegnano come l’amore omosessuale è un sentimento sincero e radicato sin dall’antichità: fa parte dei comportamenti umani, un’espressione della nostra intricatissima psiche, e quindi sentimento tutt’altro che innaturale o sacrilego. Può essere condiviso o meno, ci può piacere oppure no, ma non possiamo certo biasimare o emarginare chi ama qualcuno del suo stesso sesso.
Spero, però, di non essere accusato di cameratismo o di bigottismo se racconto la mia versione sul tema dell’utero in affitto.
Il caso Vendola e del suo bambino “costruito” tra le mura di un laboratorio californiano, mi lascia altamente perplesso: siamo sicuri che varcare la soglia del confine tra Etica e Desiderio sia giusto?
L’uomo è un “affittuario” della vita, non legittimo proprietario di questo meraviglioso e misterioso spettacolo datoci in comodato d’uso dalla Natura: chi ci autorizza ad appropriarcene e ad utilizzarlo secondo il nostro egoismo, che sia amore oppure no? Non siamo in grado di scegliere tra cosa è giusto o sbagliato, ma ci riteniamo legittimati a creare una vita con le provette?
L’amore per un figlio, la volontà di crescerlo con tutto l’affetto che spero l’ex governatore della Puglia ed il suo compagno potranno dare a questa creatura, non può, secondo me, essere visto come argomentazione valida all’ interno di un tema esistenziale come quello della Vita, un luogo dove le domande sono moltissime e le risposte miseramente scarse. Ed il progresso, nonostante abbia fatto sul cammino dell’uomo enormi passi avanti, non può fornirci ancora risposte definite e sufficienti per sentirci liberi di sentenziare sulle nostre esistenze, dandoci il potere di plasmare a nostra immagine e volontà la nascita di un figlio.
Sentiamoci liberi e cerchiamo di esserlo, ma non dimentichiamo che un dono non lo potremmo mai scegliere. Altrimenti non sarebbe più un qualcosa di inaspettato e straordinario, ma un premio di consolazione per il nostro egoismo di piccoli uomini.
Edoardo Mauro

mercoledì 2 marzo 2016

non solo i bambini fanno "ohhhhhh"

Quando giunsi a Galatina nel 1999, io, emigrante modenese al sud, venni immediatamente folgorata dalla sua bellezza, particolarità, arte, cultura, mistero, di cui era intriso ogni centimetro del suo centro storico.
Ricordo che all'epoca lessi un racconto su Galatina che iniziava (vado a memoria, pertanto mi scuso con l'autore per la mancanza di fedeltà al testo originale) più o meno così:"Galatina voglio proprio cu llu dicu, de lu Salentu ede lu piddhrico..."; dunque Galatina "ombelico" del Salento, per indicarne la posizione di centralità.
Io preferisco considerarla il cuore del Salento, per la sua rilevanza artistica, culturale, per la sua bellezza e per le emozioni che riesce a trasmettere a chiunque si addentri per le sue viuzze "dentro le mura".
Un cuore pulsante, un vero gioiello, con una gemma incastonata al centro, la spettacolare Chiesa di S. Caterina che, anche se non più bambina da molto tempo, mi fece fare "ohhhh" la prima volta (e pure tutte le altre volte) che vi entrai.
Ho trascorso le ore delle celebrazioni domenicali senza ascoltare una sola parola delle omelie del buon Padre Tarciso prima e di Padre Massimo poi con il naso all'insu', rapita dalle schiere di angeli affacciati alle volte, dalle immagini della genesi e da tutte le altre vicende narrate dagli affreschi meravigliosamente impressi sui muri di questa piccola Assisi.
E poi come non parlare dei balconi in fiore, delle architetture dei palazzi signorili, con i loro particolari...
Ma c'è un ma, tutta questa bellezza non è facilmente godibile.
Infatti chi si addentra nel centro storico, oltre ad una cartina, necessita di un buon paio di scarpe comode e deve necessariamente tenere gli occhi fissi a terra e non sulla bellezza circostante per non rischiare di finire al pronto soccorso con una caviglia slogata, nella migliore delle ipotesi (e qui potremmo aprire un altro capitolo).
Morale della storia: Galatina ha uno dei centri storici più belli ed interessanti del Salento ed invece di essete curato, pulito, accudito, riqualificato laddove necessario viene, tranne qualche zona considerata strategica, bistrattato e completamente abbandonato a se stesso, ad atti di vandalismo e al randagismo. 
Le strade hanno basolati pieni di buche, alcune vie a seguito di interventi per il passaggio di tubazioni, sono state rappezzate alla meglio con strisce di asfalto.
In alcuni punti i piccioni la fanno da padroni per non parlare della spazzatura e degli escrementi di animali (e non mi riferisco ai randagi summenzionati ma soprattutto a dolcissimi animaletti ben curati e tenuti al guinzaglio dai loro padroni - non tutti ovviamente, anzi la maggior parte dei proprietari di animali  hanno un gran senso di civiltà e rispetto di persone e luoghi-) che non vengono raccolti dai loro padroni con gli strumenti preposti e previsti dalle normative comunali di riferimento (che prevedono, peraltro, una sanzione a chi non ottempera a tale dovere civico).
A questo punto chi legge potrebbe pensare che siamo tutti bravi con le parole... ma i fatti?
Beh personalmente, nel mio piccolo ho tentato di dare un personale contributo: una decina di anni fa, innamorata com'ero del centro storico di Galatina, acquistai un piccolo localino a pochi passi dall'arco di Porta Luce e lo ristrutturai, internamente ed esternamente, completamente a mie spese. Da allora pago diligentemente la TARI, l'IMU e, da tempi più recenti la TASI, anche se in realtà spesso le bottiglie di birra e le cicche lasciate sulla soglia del mio localino le tolgo io, per non parlare del percorso ad ostacoli da affrontare tra i "ricordini"  lasciati da certi proprietari di cagnolini di cui ho già parlato che, evidentemente, reputano il centro storico una grande toilette a cielo aperto.
E a questo punto la domanda nasce spontanea: ma dove sono coloro i quali dovrebbero non solo riqualificare e coccolare tanta bellezza, ma almeno controllare che il degrado non deturpi irrimediabilmente la nostra stupenda cittadina facendo fuggire a gambe levate (sperando che non si sloghino le caviglie, se no ci tocca pure pagar loro i danni!) i turisti?

Carla Casolari

su quelli che "benpensano"


Come lo descrivereste voi un Paese che scende in piazza, affolla le pagine dei social, si prodiga attivamente perché non venga riconosciuto un ampliamento di determinati diritti ai propri connazionali? Vi garantisco che quel “non” prima di “venga riconosciuto” non è un refuso di stampa. Piacerebbe pure a me pensare che sia così, ovvero che basti qualche pigiata del tasto “cancella” della tastiera per vedere l’Italia fare qualche passo in avanti. Non verso il futuro: figuriamoci se la nostra “serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello!” possa ambire alla ricerca di un domani. Ma almeno verso la regolarità che contraddistingue il resto dell’Europa che ammiriamo con tanta invidia. La mia formazione culturale e morale mi ha sempre fatto credere (giustamente o erroneamente, questo non lo so) che laddove ci siano più diritti nessuno ci perde. C’è solo da guadagnarci. Nel più c’è sempre il meno. E mai viceversa. Per esemplificare il discorso cito l’esempio della legge sul divorzio: se uno sta bene con sua moglie o se una moglie ama il proprio marito non è obbligato dalla legge a divorziare, bensì il legislatore garantisce la possibilità di sciogliere quel vincolo matrimoniale qualora la situazione si sia fatta intollerabile per il corretto prosieguo del convivio familiare. Contestualizzando il tutto, si è assistito a spettacoli umanamente abbastanza sconcertanti in merito al dibattito insorto in merito all’ormai ex DDL Cirinnà. Non fatemi ripetere quanto già detto da tutti i giornali riguardo a quanto questo testo normativo potrebbe introdurre, perché c’è altro su cui vorrei soffermarmi. E sono tre gli elementi che mi hanno fatto pensare e quasi rabbrividire.Il primo riguarda le donne, giovani e non più giovani, che hanno difeso a spada tratta la figura della famiglia “tradizionale”. Ma con che coraggio, voi donne, avete ostacolato e combattuto contro un disegno di legge che avrebbe potuto garantire ad alcune minoranze alcuni diritti per mezzo dei quali queste ultime avrebbero potuto sentirsi un po’ meno “minoranza”? Proprio voi che siete state, e forse lo siete ancora, considerate il fanalino di coda, il sesso debole, le ultime per eccellenza nella nostra società volete bloccare un processo di ammodernamento del nostro Paese? Come fate a difendere quell’idea di famiglia tradizionale che per secoli vi ha trattato come scarti idonei soltanto a cucinare, pulire e sfornare figli? Avete paura della pratica dell’utero in affitto? Premettendo che è una pratica (disgustosa o meno, non lo so ancora) diffusissima anche senza il  tanto vituperato DDL Cirinnà (che non la menzionava affatto), cosa trovate, proprio voi donne di così strano? Voi, che per anni siete state considerate degli uteri, non in affitto, ma di proprietà prima del padre padrone, che vi segregava in casa tarpandovi ogni possibilità di manifestare i vostri talenti per poi cedervi al marito padrone, da lui stesso scelto, che avrebbe continuato il trattamento del suocero, siete forse gelose del mutamento del titolo contrattuale? Il secondo elemento riguarda chi per scelta, di vita o professionale, ha scelto di non fare famiglia per dedicarsi ad Altro. Di grazia, voi che non conoscete il significato vero di famiglia poiché non la potete vivere in prima persona, voi che parlate in base alle interpretazioni di alcuni testi, voi che non sapete cosa significa crescere dei figli, in che modo potete arricchire il dibattito? Ultimo elemento riguarda questa repulsione manifesta nei confronti degli omosessuali. La mia indole è eterosessuale perché è così che sono nato. Non mi reputo né più sfortunato né più fortunato di chi nasce omosessuale. Ed è per questo che non banalizzo l’omosessualità. Non si può ridurre questa tematica dicendo “ma quello che fanno a letto a me non interessa”. Perché essere gay non significa solo fare sesso. Perché ci sono di mezzo anche sentimenti quali l’amore, la passione, la gelosia, il tradimento, la perversione che contraddistinguono ogni rapporto eterosessuale. Ed è proprio perché l’amore non ha differenza che non capisco questo odio e questa paura nei confronti delle coppie gay. Magari un disprezzo manifestato da chi si masturba nel silenzio della sua cameretta vedendo i filmati “lesbo” su internet. Oppure quell’astio vomitato pubblicamente da chi, dopo aver passato qualche ora focosa con un trans, di ritorno a casa, con la bocca “passiva”, bacia la propria moglie ed i propri figli. Personificando al meglio la famiglia “tradizionale”.

martedì 1 marzo 2016

rifiuti, ricorsi e forzature

Partiamo dai fatti. Nonostante il bando di gara per la gestione dei rifiuti nel comune di Galatina lo abbia vinto la Monteco, il servizio viene svolto ancora dalla CSA in ragione della sospensiva decretata dal giudice del consiglio di stato, in attesa che il tar metta la parola fine a questa vicenda e che decida a chi affidare definitivamente il servizio. Succede che alla fine della settimana scorsa il tar dichiari che la Monteco sia la ditta aggiudicatrice della gara e che pertanto abbia titolo ad eseguire il servizio. Poche ore dopo la CSA propone ricorso al consiglio di stato, chiedendo la sospensiva dell'aggiudicazione e comunicando tale atto al comune di Galatina. Tutti i dipendenti della CSA vengono convocati domenica mattina presso il deposito della Monteco perché firmino il contratto di assunzione al fine di far espletare il servizio alla nuova ditta, già dalla mattina (ore sei, teniamolo a mente) di lunedì 29 febbraio. Qualche ora dopo la partenza del servizio della Monteco il comune si affretta a regolarizzare l'affidamento alla Monteco con una specifica determina, atto indispensabile per permettere alla Monteco di conferire in discarica i rifiuti di Galatina. Quindi, ripetiamo, prima parte il servizio (ore sei) e solo dopo il dirigente competente firma l'atto. Poi succede che lunedì sera, in seguito al ricorso della CSA a tale deliberazione, il giudice conceda la sospensiva (il servizio deve continuare ad essere svolto dalla CSA in attesa della deliberazione, si spera, ultimativa) prevista per il 7 aprile. E siamo a lunedì sera: la CSA convoca tutti i dipendenti (che non sono mai stati licenziati, ma che hanno firmato un contratto con la Monteco, ditta concorrente alla CSA, e che con la stessa hanno già svolto un giorno di servizio) perché il giorno successivo (martedì 1 marzo) si presentino presso i locali della Centro Salento Ambiente per prestare regolare servizio come da disposizione del giudice. L'assemblea dei lavoratori si protrae fino a tardi con interventi vari e variamente accesi alla presenza di un sindaco inspiegabilmente silenzioso, di un assessore ingiustificatamente loquace, di due consiglieri comunali, dei sindacalisti e, a dire il vero, anche di qualche poliziotto. Poi la riunione si aggiorna alle sei del giorno dopo, viene infatti consegnata nelle mani del sindaco una lettera con la quale i sindacalisti annunciano assemblea dei lavoratori nei pressi del comune in attesa di capire con chi dover lavorare il giorno dopo. La mattina dopo (oggi, primo marzo) il comune dichiara, con atto scritto del dirigente incaricato, che "non avendo ancora recepito l'atto di sospensiva, i lavoratori sono tenuti ad effettuare il servizio con la Monteco" (il virgolettato non è fedele al cento per cento, ma il senso è quello). Quindi, mentre nell'applicazione della sentenza del tar si è proceduto con estrema velocità, consentendo a Monteco di partire prima della firma della determina, nell'applicazione della seconda sospensiva si è scelta una linea attendista. Ora, perché questi due pesi e due misure? A noi poco importa della CSA e della Monteco. Interessa solo che il servizio sia svolto nel miglior modo possibile, possibilmente al minor costo, e che il livello occupazione sia salvaguardato, magari con maggiori tutele e con maggiore rispetto degli operatori stessi, in poche ore sballottati da un'azienda all'altra senza nessuna certezza sul loro futuro. Ma il comune si sta comportando da spettatore imparziale? O non si sta invece prestando a forzature che sono decisamente fuori luogo? Certo, questo tema è inquinato da quindici anni di mala gestione. D'accordo. Ma siamo proprio sicuri che questo sia il modo migliore di gestire la vicenda?

gli auguri di Pasquino ad Andare Oltre Galatina

Riceviamo e pubblichiamo gli auguri che un "vecchio" amico ci rivolge.

Va accolto con speranza qualsiasi movimento politico nato “dal basso”, quindi auguriamo ad “Andare Oltre Galatina” ogni successo.
In un periodo storico di sospensione della democrazia, ovvero di negazione dei sacrosanti diritti del Popolo all’autodeterminazione ed alla scelta dei propri rappresentanti, l’unica via per la riaffermazione di tali diritti è la denuncia e la riappropriazione degli spazi politici negati, al di fuori ed “oltre”, appunto, dalla via ormai impraticabile dei partiti cosiddetti nazionali. Destra, centro, sinistra: mere indicazioni stradali sbagliate, e non solo metaforicamente.
L’Italia è l’incubatore di ciò che saranno le nazioni del Mediterraneo da qui a breve. Dal 1992, governi ed istituzioni sono in mano a centri stranieri di potere finanziario; l’agenda politica è dettata da questi ultimi in modo palese ed occulto, con la complicità di personaggi che, in altra epoca e sotto altri regimi, avrebbero subìto processi sommari e sarebbero stati giustiziati per alto tradimento. Qui sono al vertice delle istituzioni, per volontà dei loro danti causa.
Un Popolo non informato ed istruito, non assistito sotto l’aspetto sanitario, non protetto, ricattato dal punto di vista lavorativo e costretto all’emigrazione, è un Popolo facilmente controllabile.
Il compito di chi voglia riappropriarsi della politica, cominciando dal basso, dal livello cittadino, è innanzitutto informare la Gente sul perché di certe decisioni impopolari ed inspiegabili solo in apparenza. Ad esempio: carriere politiche lanciate in cambio della soppressione di strutture sanitarie importanti, oppure con il tacito assenso allo scempio del territorio da parte delle multinazionali dell’energia, vanno denunciate apertamente, scavalcando e sostituendosi ai media asserviti al potere locale e nazionale.
Avrete molto da fare, Voi di “Andare Oltre”. Buon lavoro.
Pasquino Galatino