sabato 31 dicembre 2016

avete il cuore di cemento

Avete il cuore di cemento se pensate che, dopo sei giorni di navigazione su un barcone barcollante, si possano tenere chiuse le porte di una palestra mai utilizzata se non per farci una marchetta elettorale con tanto di gruppo elettrogeno e pavimentazione non a norma.

Avete il cuore di cemento se vi rifiutate di accogliere anche solo per poche ore chi viene ripescato di notte in mare in un luogo appena appena caldo per una doccia, una foto, un’identificazione (già, sono stati anche identificati).

Avete il cuore di cemento se vi mettete ad urlare alla luna rivendicando che “l’accoglienza va fatta in altro modo” ma non indicando in che modo voi, di notte, avreste trattato questi ragazzi (ah già, per voi sono negri o extracomunitari ma poi piangete ricordando i vostri nonni trattati pressoché nello stesso modo quando emigravano in cerca di lavoro).

Avete il cuore di cemento se gridate all’invasione per circa sessanta ragazzi (il numero esatto non è poi così importante) che vengono ospitati in una struttura inutilizzata per nemmeno dodici ore e non vi infastidisce il fatto che alcuni privati, alcune associazioni, alcuni pseudo-imprenditori possano speculare sul business dell’accoglienza.

Avete il cuore di cemento se cercate di cavalcare l’onda della paura, dell’ignoranza, del razzismo di chi è pronto a scagliarsi contro dei poveracci in cerca di aiuto e poi è altrettanto pronto a genuflettersi davanti ad una qualsiasi forma di potere costituito in attesa di sua quota-parte del “ce mi tocca”.

martedì 13 dicembre 2016

Who’s next?

Riceviamo e pubblichiamo, con un'avvertenza: quando si dice "questo blog" non ci si riferisci al blog di Andare Oltre Gaatina che, come si sa, ha organizzato un incontro sulle ragioni del no e la presentazione del volume "no allo sfregio della costituzione" curato dal professor Nunziante Mastrolia, ma al blog edoardomauro.wordpress.com sul quale questo pezzo è stato pubblicato e il cui link è in fondo al pezzo.


Come avrete notato, questo blog si è astenuto dal prendere posizione riguardo al quesito referendario dello scorso 4 dicembre. Troppe polemiche e sproloqui sui social, in tv e sui giornali nessuna riflessione seria e ragionata sulle motivazioni del Si e del No ma solo grandi rodei in stile texano con tanto di toreri in piena competizione di machismo all’italiana e tori che attaccano a testa bassa l’avversario senza alcuna reverenza (almeno di facciata) che tanto sarebbe piaciuta ai nostri democratici-cristiani da Prima Repubblica. Ma si sa, nell’epoca dello show-business, ogni momento è buono per regalarci popcorn e bibite gasate sul divano, la sera dopo il lavoro. E sinceramente, visto lo stile di chi scrive (un po’ retrò e "alla antica") parlare di questa faccenda costituzionale con determinati toni, quando, come avrebbe detto il buon vecchio Giulio Andreotti, “la situazione era un po’ più complessa”, non mi andava a genio.
Ora però, viste come sono andate le cose nell’ultima settimana (per i poco informati, dimissioni di Renzi, domenica l’ex ministro degli esteri Gentiloni incaricato di creare la nuova squadra di governo e qualche ora fa presentazioni dei nomi del nuovo esecutivo di Palazzo Chigi) è necessaria una piccola riflessione.
La squadra di governo è pressoché la stessa, solo qualche cambiamento all’ Istruzione (Fedeli al posto della Giannini) all’ Interno con Minniti al posto di Angelino Alfano che va agli Esteri, la Boschi lascia il suo posto al Ministero per i Rapporti con il Parlamento e si trasferisce a palazzo Chigi come sottosegretario alla presidenza del Consiglio (vabbè parliamone) e quindi Luca Lotti, dal posto occupato ora dalla Boschi, passa allo Sport.
Scelte abbastanza prevedibili e forse giuste da parte del nuovo Premier, inutile rischiare molti nuovi nomi in un esecutivo nato per scortare gli elettori al voto nel 2018 con una nuova legge elettorale, poiché andare a votare a marzo con l’Italicum rattoppato (e qui le responsabilità di Renzi sono tante) era improponibile. E cercare una nuova maggioranza tra opposizioni che non aspettavano altro che questo momento, altrettanto impensabile. Il classico governo di scopo quindi, unica mossa pulita e responsabile che Mattarella potesse fare adesso.
La domanda ora è: cosa ci aspetta dopo?
Ho assistito con attenzione alle dichiarazioni di Renzi durante la direzione del Pd di ieri, e l’ex premier non ricalca assolutamente il profilo di un uomo rassegnato alla vita bucolica di Pontassieve. Renzi appare sciolto, riposato dopo settimane di frenetica campagna elettorale. Veste con maglioncino e camicia, il tipico stile casual con il quale ci aveva abituato quando era un “rottamatore”. Sorride e sembra tranquillo.
E nel discorso che introduce all’Assemblea di domenica 18, questa sua pace interiore è riflessa anche nei progetti: sa di dover parlare con la minoranza dem, sa che molti all’ interno del Largo del Nazareno aspettano la sua testa e i suoi mea culpa, ma è assolutamente convinto che il Pd senza di lui non può fare molto (il 40% del Si è tutta farina del suo sacco). E queste convinzioni, volenti o nolenti dalemiani e bersaniani, si conformano con la realtà. I piani sono semplici: dibattito interno, congresso, rielezione e si va a sfidare il candidato d’ opposizione nel 2018 per essere definitivamente libero dal fardello del mancato voto popolare. Può funzionare questo nuovo cursus ? Potrebbe. Anche perché le opposizioni “di sinistra” all’ interno del Pd non sono così forti da potersi permettere il lusso di scialacquare il voto moderato che ha reso oggi il Pd finalmente vincente.
Ma chi andrebbe a sfidare Renzi? Chi è l’opposizione dopo il referendum?
Nella celebre “accozzaglia” c’è il Movimento 5 Stelle, e i pentastellati sono anche in pole. Uniti ed arroccati ancora di più sugli storici mantra, sfidano Renzi ed il Pd al duello subito, non appena la Corte Costituzionale si sia espressa riguardo le modifiche all’ Italicum. Ma il problema che dalla notte dei tempi affligge i grillini è la scelta della leadership: non esiste all’ interno del movimento un uomo o donna capace di affrontare in questo momento Renzi. Di Battista? Di Maio? Fico? Esperimenti acerbi per poter confrontarsi con il Partito Democratico, forte in questo momento anche del sostegno dei governi europei. E poi la democrazia del web rischia di creare ancora di più inquietudine e sospetti in un Paese che vede complotti persino nei post pubblicati da Piero Pelù sulle matite utilizzate nelle cabine elettorali.
Venendo in casa nostra, nelle terre di quelli a cui piace definirsi di Destra, la situazione è ancora più drammatica. È vero, Berlusconi scendendo in campo in prima persona a favore del No, ha certamente spostato gli equilibri del voto, e parla di centrodestra unito e competitivo. Ma Crono ha sempre fame e sappiamo che il suo pasto preferito è figli a colazione, pranzo e cena. Il Cavaliere ostacolerà ancora una volta una rinascita di quest’area del Paese che, dati alla mano, si sta spostando sempre più verso il Pd ed il suo progetto in chiave moderata. Testimone di questa lettura è il fatto che a Milano, culla di Berlusconi, ha prevalso il Si.
Assistere per l’ennesima volta a Berlusconi che fagocita il centrodestra sprezzante delle sue responsabilità politiche e senza che nessuno riesca ad intervenire perché non credibile (vedi i Salvini e Meloni e i numerosi figli illegittimi tra cui ultimo l’ex candidato sindaco di Milano Parisi), non può che portare all’ abbandonarsi all’ennesima occasione sprecata. Nella crisi del bipolarismo causa le imperanti forze populiste, c’è bisogno di una Destra che sappia ascoltare e che non sia sorda. C’è bisogno che si renda conto di quella che Buttafuoco chiama “Via della Seta”: siamo tra i padri più illustri della cultura occidentale, ci ritorviamo ad essere oggeto di studio in quanto protettori di sapere certificato e di origine controllata. La nostra è “un’entità universale cui guarda il mondo intero”. Siamo cresciuti e siamo diventati quello che siamo soprattutto grazie a queste certezze, sarebbe controproducente allora, continuare a lasciare inascoltata quel lato del Paese che continua ad essere la nostra storica locomotiva, quella a trazione liberale. C’è bisogno di una Destra che non sia popolana e impopolare (come, peraltro, la vorrebbe la sinistra), ma finalmente coscienziosa delle sue origini e pronta a nuove chiavi di lettura che questo mondo in evoluzione continua a offrirci. C’è un Paese che soffre, e non vedo perché una buona cultura di destra non possa contribuire consapevolmente alla sua rinascita, smettendo di credere a falsi miti, facili e scontati, demagogici e razzisti. Svegliamoci se ancora ne sentiamo la necessità. Oppure accontentiamoci di essere i comprimari in un gioco che vede Renzi sempre vincitore per abbandono degli avversari, anche per colpa di coloro che preferiscono essere divorati da Berlusconi piuttosto che dall’ex sindaco di Firenze.
Ecco, potrebbe essere questo il sogno di una nebbiosa notte milanese, l’ennesima. Come ennesimo sarebbe il sogno.

Edoardo Mauro
pezzo già pubblicato sul blog

giovedì 8 dicembre 2016

Andare Oltre, a determinate condizioni

Proviamo a fare un gioco insieme: sapete dirmi qual è quel periodo dell’anno in cui la maggior parte di coloro che ci circondano sembra essere più buona, disponibile e pronta ad aiutarci (o finge spudoratamente di esserlo), dove i buoni propositi di molti si sprecano e gli abbracci inaspettati sono più falsi di un bacio di Giuda? Se avete pensato al Natale, vi siete sbagliati. Lo so che vi ho tratto in inganno, ma è solo un’apparenza. Se mi fossi riferito al Natale, avrei incluso anche me, senza riferirmi soltanto ad altri. La risposta esatta dell’indovinello è: la Campagna Elettorale.
Complimenti a chi ha risposto immediatamente!!! Si vede che ha un ottimo trascorso, sia dal lato attivo (poco) che dal lato passivo (molto ed in tutti i sensi) di campagne elettorali. Ahimè (o fortunatamente) da qualche mese vivo a Roma ma, in un modo o nell’altro, ho il privilegio di riuscire ad informarmi di quanto sta accadendo nella nostra amata Galatina.
So che c’è molto fermento in giro: tra accordi raggiunti, accordi sperati, accordi mancati, riunioni fiume e toto-nomi sembra di vivere in un avvincente romanzo thriller-politico. C’è chi addirittura, vestiti i panni del supereroe (con tanto di mutandone ascellare sopra la calzamaglia), ha lanciato un progetto politico per Galatina da remoto. [Forse, su questo argomento, ritornerò a parlare in un secondo momento]. Come al solito, noi galatinesi non ci facciamo mancare nulla.
Proprio a causa della mia forzata lontananza da casa, non mi sento autorizzato a entrare nel già affollato calderone della campagna elettorale ed a parlare di ciò che serve o non serve a Galatina. Finirei per fare la solita meschina figura di quelli che, pur non combattendo giorno dopo giorno con le problematiche cittadine, pensano e dicono: “concittadini, è arrivato il salvatore della patria con le idee più brillanti di sempre!”. Mi permetto soltanto di lanciare una proposta, provocatoria, che vada a regolare in un primo momento la campagna elettorale e, successivamente, il modo di operare della prossima classe politica dirigente di Galatina. Nessun fantomatico programma, quindi, ma solo una semplice modifica delle regole del gioco.
Appurato che il leitmotiv di questi ultimi anni è la parola “cambiamento” unita alle parole “contro la casta”, perché non ci impegniamo, tutti quanti, a far compiere ai futuri candidati un passo verso il cambiamento del modo di agire che ha sempre caratterizzato la realtà politica locale?
L’operazione è quanto di più semplice si possa realizzare: si predispone un “impegno etico”, contenente un semplice ed unico obbligo per i sottoscrittori, e lo si fa firmare, in un primo momento, da tutti i candidati alle prossime elezioni, sia al ruolo di sindaco che al ruolo di consigliere e, in un secondo momento, anche da coloro i quali, se non precedentemente candidati, andranno a ricoprire la carica di assessore.
Non mi sembra necessario parlare di “codice etico” perché ritengo, in cuor mio, che i vari obblighi di decoro, onestà, probità, correttezza ed impegno costante dovrebbero essere naturalmente insiti nell’animo di chi ricopre ogni carica pubblica e, in particolar modo, quella politica.
Ho, invece, preferito usare l’espressione “impegno etico” perché mi piacerebbe che i soggetti di cui sopra firmino l’obbligo (ahimè solo morale) di non cedere alla tentazione di sistemare la propria famiglia, ufficiale o ufficiosa, sfruttando il ruolo istituzionale ricoperto come impegno assunto davanti alla cittadinanza tutta a costo di giocarsi la reputazione e l’onorabilità.
È ora di andare oltre al solito teatrino dove i vari pupi, investiti di pubblico incarico, si sfidano per chi deve collocare per primo il rispettivo parentado. È arrivato il momento di distruggere questo impolverato palcoscenico e tutto ciò che lo circonda per far entrare nuova luce che guidi al cambiamento.
Sono ben conscio che un simile impegno, seppur sottoscritto da tutti, ha la stessa importanza del due di denari con briscola a bastoni. Nessuno potrà appellarsi a tale “impegno etico” per opporsi ed impedire, efficacemente, una condotta allo stesso contraria. E ciò potrebbe costituire un motivo in più per tutti i candidati a sottoscriverlo, in quanto certi di potersela cavare impunemente.
Ma resterà comunque indelebile quell’onta, grave ed incancellabile, sulla figura politica di chi dovesse disattendere l’”impegno etico” una volta sottoscritto. Specialmente se ha professato di rappresentare il cambiamento. Specialmente se dice di avere a cuore le sorti di Galatina. Specialmente se ha abusato della buona fede degli elettori.
Ora, proviamo a fare un altro gioco tutti insieme: chi è disposto a firmare questo “impegno etico” e, soprattutto, a rispettarlo?

Gabriele Giaccari