lunedì 22 maggio 2017

del perché ci sono anch'io (parte prima)

E' vero, aveva ragione mia madre, non mi sarei dovuto candidare questa volta. La quinta candidatura consecutiva al consiglio comunale è davvero troppo. E lo è, non tanto per il fatto che io non sia mai stato eletto, nel 2001 per soli 4 voti e nel 2010 nonostante le 281 preferenze e il sesto posto tra i più votati di Galatina. Non è ammissibile candidarsi per la quinta volta per fare sempre la stessa cosa: dal 2001 ad oggi sono passati 17 anni. Ma a Galatina sembra che nulla sia cambiato. Ci sono ancora perfino io che non avrei dovuto esserci. Ma questa volta ci sono per un motivo diverso: non faccio più la corsa su di me, io questa volta sono lì solo per traghettare la "mia" seconda generazione, un gruppo fantastico di ragazze e ragazzi, senza ex, senza responsabili dello sfacelo attuale, senza padrini e senza padroni. Ci sono perché c'è un gruppo fantastico di ragazze e ragazzi che, ancora non ne comprendo il motivo, mi stanno accanto e sono lì ad aspettare un testimone e lo aspettano dalle mie mani. Questa volta più che mai mi è chiara la missione della campagna elettorale. Nel 2010, come detto, feci il pieno dei voti ma ero solo in un contesto ostile, attorniato da gente con la quale faticavo persino a parlare, figurarsi andare d'accordo. Mi illudevo, che quello fosse il mio posto perché il "partito" quello era. E non aveva senso alcuno. Oggi invece il contesto è diametralmente diverso: un gruppo di ragazzi ai quali cederei tranquillamente il posto e coi quali costruire qualcosa di interessante per Galatina, fuori dal medioevo politico nel quale è ancora imprigionata. Ho l'onore di guidare ancora per qualche tempo, certo non per sempre, questo gruppo e sono tranquillo sul domani. Il domani appartiene a noi ci hanno insegnato. Il domani... un cazzo. Oggi è domani. Chi aspetta il domani perde l'occasione di fare il bene della sua comunità. E già da oggi quella tanto sperata "seconda generazione" sarà al nostro fianco, candidata o no che sia, pronta a superarci alla prima occasione, consapevole che uccidere il padre sia tappa necessaria almeno quanto assorbirne tutti gli insegnamenti. E io non farò mai da tappo, come altre volte è successo a parti inverse. Mi lascerò uccidere dalla mia seconda generazione, pronta ad affermare i suoi valori, i suoi principi, la sua visione della vita. "I più vecchi tra noi hanno trent'anni"... e il futurismo prese il potere. Io ne ho quaranta... e la seconda generazione è quasi pronta. Godiamoci questa campagna elettorale che si preannuncia come la più bella della mia vita e poi facciamo ciò che va fatto. (continua)

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