martedì 13 dicembre 2016

Who’s next?

Riceviamo e pubblichiamo, con un'avvertenza: quando si dice "questo blog" non ci si riferisci al blog di Andare Oltre Gaatina che, come si sa, ha organizzato un incontro sulle ragioni del no e la presentazione del volume "no allo sfregio della costituzione" curato dal professor Nunziante Mastrolia, ma al blog edoardomauro.wordpress.com sul quale questo pezzo è stato pubblicato e il cui link è in fondo al pezzo.


Come avrete notato, questo blog si è astenuto dal prendere posizione riguardo al quesito referendario dello scorso 4 dicembre. Troppe polemiche e sproloqui sui social, in tv e sui giornali nessuna riflessione seria e ragionata sulle motivazioni del Si e del No ma solo grandi rodei in stile texano con tanto di toreri in piena competizione di machismo all’italiana e tori che attaccano a testa bassa l’avversario senza alcuna reverenza (almeno di facciata) che tanto sarebbe piaciuta ai nostri democratici-cristiani da Prima Repubblica. Ma si sa, nell’epoca dello show-business, ogni momento è buono per regalarci popcorn e bibite gasate sul divano, la sera dopo il lavoro. E sinceramente, visto lo stile di chi scrive (un po’ retrò e "alla antica") parlare di questa faccenda costituzionale con determinati toni, quando, come avrebbe detto il buon vecchio Giulio Andreotti, “la situazione era un po’ più complessa”, non mi andava a genio.
Ora però, viste come sono andate le cose nell’ultima settimana (per i poco informati, dimissioni di Renzi, domenica l’ex ministro degli esteri Gentiloni incaricato di creare la nuova squadra di governo e qualche ora fa presentazioni dei nomi del nuovo esecutivo di Palazzo Chigi) è necessaria una piccola riflessione.
La squadra di governo è pressoché la stessa, solo qualche cambiamento all’ Istruzione (Fedeli al posto della Giannini) all’ Interno con Minniti al posto di Angelino Alfano che va agli Esteri, la Boschi lascia il suo posto al Ministero per i Rapporti con il Parlamento e si trasferisce a palazzo Chigi come sottosegretario alla presidenza del Consiglio (vabbè parliamone) e quindi Luca Lotti, dal posto occupato ora dalla Boschi, passa allo Sport.
Scelte abbastanza prevedibili e forse giuste da parte del nuovo Premier, inutile rischiare molti nuovi nomi in un esecutivo nato per scortare gli elettori al voto nel 2018 con una nuova legge elettorale, poiché andare a votare a marzo con l’Italicum rattoppato (e qui le responsabilità di Renzi sono tante) era improponibile. E cercare una nuova maggioranza tra opposizioni che non aspettavano altro che questo momento, altrettanto impensabile. Il classico governo di scopo quindi, unica mossa pulita e responsabile che Mattarella potesse fare adesso.
La domanda ora è: cosa ci aspetta dopo?
Ho assistito con attenzione alle dichiarazioni di Renzi durante la direzione del Pd di ieri, e l’ex premier non ricalca assolutamente il profilo di un uomo rassegnato alla vita bucolica di Pontassieve. Renzi appare sciolto, riposato dopo settimane di frenetica campagna elettorale. Veste con maglioncino e camicia, il tipico stile casual con il quale ci aveva abituato quando era un “rottamatore”. Sorride e sembra tranquillo.
E nel discorso che introduce all’Assemblea di domenica 18, questa sua pace interiore è riflessa anche nei progetti: sa di dover parlare con la minoranza dem, sa che molti all’ interno del Largo del Nazareno aspettano la sua testa e i suoi mea culpa, ma è assolutamente convinto che il Pd senza di lui non può fare molto (il 40% del Si è tutta farina del suo sacco). E queste convinzioni, volenti o nolenti dalemiani e bersaniani, si conformano con la realtà. I piani sono semplici: dibattito interno, congresso, rielezione e si va a sfidare il candidato d’ opposizione nel 2018 per essere definitivamente libero dal fardello del mancato voto popolare. Può funzionare questo nuovo cursus ? Potrebbe. Anche perché le opposizioni “di sinistra” all’ interno del Pd non sono così forti da potersi permettere il lusso di scialacquare il voto moderato che ha reso oggi il Pd finalmente vincente.
Ma chi andrebbe a sfidare Renzi? Chi è l’opposizione dopo il referendum?
Nella celebre “accozzaglia” c’è il Movimento 5 Stelle, e i pentastellati sono anche in pole. Uniti ed arroccati ancora di più sugli storici mantra, sfidano Renzi ed il Pd al duello subito, non appena la Corte Costituzionale si sia espressa riguardo le modifiche all’ Italicum. Ma il problema che dalla notte dei tempi affligge i grillini è la scelta della leadership: non esiste all’ interno del movimento un uomo o donna capace di affrontare in questo momento Renzi. Di Battista? Di Maio? Fico? Esperimenti acerbi per poter confrontarsi con il Partito Democratico, forte in questo momento anche del sostegno dei governi europei. E poi la democrazia del web rischia di creare ancora di più inquietudine e sospetti in un Paese che vede complotti persino nei post pubblicati da Piero Pelù sulle matite utilizzate nelle cabine elettorali.
Venendo in casa nostra, nelle terre di quelli a cui piace definirsi di Destra, la situazione è ancora più drammatica. È vero, Berlusconi scendendo in campo in prima persona a favore del No, ha certamente spostato gli equilibri del voto, e parla di centrodestra unito e competitivo. Ma Crono ha sempre fame e sappiamo che il suo pasto preferito è figli a colazione, pranzo e cena. Il Cavaliere ostacolerà ancora una volta una rinascita di quest’area del Paese che, dati alla mano, si sta spostando sempre più verso il Pd ed il suo progetto in chiave moderata. Testimone di questa lettura è il fatto che a Milano, culla di Berlusconi, ha prevalso il Si.
Assistere per l’ennesima volta a Berlusconi che fagocita il centrodestra sprezzante delle sue responsabilità politiche e senza che nessuno riesca ad intervenire perché non credibile (vedi i Salvini e Meloni e i numerosi figli illegittimi tra cui ultimo l’ex candidato sindaco di Milano Parisi), non può che portare all’ abbandonarsi all’ennesima occasione sprecata. Nella crisi del bipolarismo causa le imperanti forze populiste, c’è bisogno di una Destra che sappia ascoltare e che non sia sorda. C’è bisogno che si renda conto di quella che Buttafuoco chiama “Via della Seta”: siamo tra i padri più illustri della cultura occidentale, ci ritorviamo ad essere oggeto di studio in quanto protettori di sapere certificato e di origine controllata. La nostra è “un’entità universale cui guarda il mondo intero”. Siamo cresciuti e siamo diventati quello che siamo soprattutto grazie a queste certezze, sarebbe controproducente allora, continuare a lasciare inascoltata quel lato del Paese che continua ad essere la nostra storica locomotiva, quella a trazione liberale. C’è bisogno di una Destra che non sia popolana e impopolare (come, peraltro, la vorrebbe la sinistra), ma finalmente coscienziosa delle sue origini e pronta a nuove chiavi di lettura che questo mondo in evoluzione continua a offrirci. C’è un Paese che soffre, e non vedo perché una buona cultura di destra non possa contribuire consapevolmente alla sua rinascita, smettendo di credere a falsi miti, facili e scontati, demagogici e razzisti. Svegliamoci se ancora ne sentiamo la necessità. Oppure accontentiamoci di essere i comprimari in un gioco che vede Renzi sempre vincitore per abbandono degli avversari, anche per colpa di coloro che preferiscono essere divorati da Berlusconi piuttosto che dall’ex sindaco di Firenze.
Ecco, potrebbe essere questo il sogno di una nebbiosa notte milanese, l’ennesima. Come ennesimo sarebbe il sogno.

Edoardo Mauro
pezzo già pubblicato sul blog

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