Sono donna anche oggi, anche se non
è l'otto marzo e nessuno mi porta una mimosa.
Sono donna anche oggi, che non ho
nessuna serata in discoteca con uomini nudi che dovrebbero farmi divertire
ballando e invece, poveretti, mi fanno solo pena. Loro e chi ci va quel
maledetto otto marzo.
Sono donna ogni giorno, quando mi
alzo e ho la forza di dire ''tocca a me'', senza nessuno che mi impone qualcosa
o senza obblighi legati ad ormai morte tradizioni ed usanze.
Mi piace essere donna, non sono una
femminista sfegatata che difende ad ogni costo e ad oltranza il mio genere, perché
le stronzate le facciamo anche noi e non siamo sante, almeno io aureole in testa
non ne vedo proprio a nessuno, ma mi
piace la mattina pettinarmi i capelli, mettere il mascara e perdere quegli intramontabili
venti minuti davanti ad un armadio, sempre pieno di cose che a me in quel
preciso istante non piaceranno.
Mi piace essere donna, perché in
quel lontano 1907 e poi 1909 e infine in quel 1910 qualcuno finalmente capì che
anche io ho un pensiero, e posso renderlo libero come ogni altro maschietto del
tempo stava facendo; mi piace essere donna perché mi piace esser come tutti gli
altri, in fondo cosa cambia? Al posto di averle in basso due palle, le ho appiccicate
sul petto.
Non voglio dire frasi e luoghi
comuni come "grazie a noi avete i vostri figli, uomini" , perché a riguardo
nessuno ha un merito superiore, perché se qualcuno ci ha creati entrambi siamo complementari
e non subordinati.
Se qualcuno ha lottato per una
parità di diritti, se esiste questa benedettissima uguaglianza voglio lottare e
conquistarla ogni giorno, voglio esser donna anche quando le cose si metton
male e c'è da rimboccarsi le maniche, voglio esser donna quando c'è da lavorare
anche se non si tratta di gonna sexy ma di una tuta grigia e sporca di nero a
fine giornata, voglio essere donna e voglio combattere tenacemente in una
società "evoluta" e dinamica, in una società dal libero pensiero e dalla
mentalità aperta che ancora boicotta l'espressione di ogni genere e di tutti i
generi.
"Dichiarazione universale dei
diritti umani" e "Dichiarazione dei diritti umani di Vienna" ,
1945 prima e 1993 poi... vi dice nulla? A me sì, e dice che se io voglio studiare,
laurearmi e lavorare in un'azienda e starne a capo, posso farlo perché ho la
stessa brama, grinta e forza che avrebbe il mio collega dalle palle attaccate
in basso che il colloquio non lo ha superato. Mi dice anche che la mia mansione
non è esclusivamente accudire i figli e sfornare lasagne e torte al cioccolato
per il mio amato maritino che, povero, al rientro dal suo faticoso lavoro deve
trovare qualcosa in tavola e il figlio che già dorme, pulito e profumato. No. Non
sono una serva, una schiava, un'allevatrice e macchina di procreazione. Gli antichi
romani si sono estinti e siamo nel ventunesimo secolo.
Io sono donna e ho diritto di
vivere, io sono donna e ho diritto, io sono donna, io sono. Io. Quell' "io" promotore di soggettività, indipendenza
ed esistenza. Non esiste moralmente, eticamente, metaforicamente (chi più ne
ha, più ne metta) UOMO e DONNA, esiste io.
E quest'ultimo devo ogni giorno, ora, minuto confermarlo senza che altri io prendano il sopravvento.
Io sono donna anche oggi, che non è
l'otto marzo, ma in ogni attimo della mia esistenza pretendo reciproco rispetto
e fedeltà, detengo la mia dignità e manipolo senza vincoli i fili di un burattino
chiamato vita.
Silvana Bascià
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