martedì 1 marzo 2016

rifiuti, ricorsi e forzature

Partiamo dai fatti. Nonostante il bando di gara per la gestione dei rifiuti nel comune di Galatina lo abbia vinto la Monteco, il servizio viene svolto ancora dalla CSA in ragione della sospensiva decretata dal giudice del consiglio di stato, in attesa che il tar metta la parola fine a questa vicenda e che decida a chi affidare definitivamente il servizio. Succede che alla fine della settimana scorsa il tar dichiari che la Monteco sia la ditta aggiudicatrice della gara e che pertanto abbia titolo ad eseguire il servizio. Poche ore dopo la CSA propone ricorso al consiglio di stato, chiedendo la sospensiva dell'aggiudicazione e comunicando tale atto al comune di Galatina. Tutti i dipendenti della CSA vengono convocati domenica mattina presso il deposito della Monteco perché firmino il contratto di assunzione al fine di far espletare il servizio alla nuova ditta, già dalla mattina (ore sei, teniamolo a mente) di lunedì 29 febbraio. Qualche ora dopo la partenza del servizio della Monteco il comune si affretta a regolarizzare l'affidamento alla Monteco con una specifica determina, atto indispensabile per permettere alla Monteco di conferire in discarica i rifiuti di Galatina. Quindi, ripetiamo, prima parte il servizio (ore sei) e solo dopo il dirigente competente firma l'atto. Poi succede che lunedì sera, in seguito al ricorso della CSA a tale deliberazione, il giudice conceda la sospensiva (il servizio deve continuare ad essere svolto dalla CSA in attesa della deliberazione, si spera, ultimativa) prevista per il 7 aprile. E siamo a lunedì sera: la CSA convoca tutti i dipendenti (che non sono mai stati licenziati, ma che hanno firmato un contratto con la Monteco, ditta concorrente alla CSA, e che con la stessa hanno già svolto un giorno di servizio) perché il giorno successivo (martedì 1 marzo) si presentino presso i locali della Centro Salento Ambiente per prestare regolare servizio come da disposizione del giudice. L'assemblea dei lavoratori si protrae fino a tardi con interventi vari e variamente accesi alla presenza di un sindaco inspiegabilmente silenzioso, di un assessore ingiustificatamente loquace, di due consiglieri comunali, dei sindacalisti e, a dire il vero, anche di qualche poliziotto. Poi la riunione si aggiorna alle sei del giorno dopo, viene infatti consegnata nelle mani del sindaco una lettera con la quale i sindacalisti annunciano assemblea dei lavoratori nei pressi del comune in attesa di capire con chi dover lavorare il giorno dopo. La mattina dopo (oggi, primo marzo) il comune dichiara, con atto scritto del dirigente incaricato, che "non avendo ancora recepito l'atto di sospensiva, i lavoratori sono tenuti ad effettuare il servizio con la Monteco" (il virgolettato non è fedele al cento per cento, ma il senso è quello). Quindi, mentre nell'applicazione della sentenza del tar si è proceduto con estrema velocità, consentendo a Monteco di partire prima della firma della determina, nell'applicazione della seconda sospensiva si è scelta una linea attendista. Ora, perché questi due pesi e due misure? A noi poco importa della CSA e della Monteco. Interessa solo che il servizio sia svolto nel miglior modo possibile, possibilmente al minor costo, e che il livello occupazione sia salvaguardato, magari con maggiori tutele e con maggiore rispetto degli operatori stessi, in poche ore sballottati da un'azienda all'altra senza nessuna certezza sul loro futuro. Ma il comune si sta comportando da spettatore imparziale? O non si sta invece prestando a forzature che sono decisamente fuori luogo? Certo, questo tema è inquinato da quindici anni di mala gestione. D'accordo. Ma siamo proprio sicuri che questo sia il modo migliore di gestire la vicenda?

1 commento:

  1. Le sentenze si rispettano non si interpretano o peggio si disattendono....

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