martedì 10 aprile 2018

sul testamento biologico

Il 22 dicembre scorso il Senato ha approvato la lettura definitiva della legge n 219/17 con la quale il legislatore ha affrontato il tema del Testamento Biologico al centro delle polemiche e del dibattito politico da anni. In questi mesi, alcuni comuni si sono attrezzati per predisporre un Registro delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento al fine di raccogliere le dichiarazioni dei propri cittadini che intendessero redigerle nel rispetto della normativa vigente. Andare Oltre ritiene la legge in questione uno dei passaggi più significativi della legislazione appena conclusa e ritiene di dover dare il suo contributo anche nella sua Città, aprendo il dibattito sulla materia, così come oggi fa da questo blog l’Assessore alla Cultura di Galatina, Cristina Dettù, e successivamente predisponendo, ove ci fossero le condizioni, delle iniziative adeguate alle conclusioni del dibattito stesso.

Ricordo i suoi occhi implorare aiuto e sento ancora gli atroci lamenti rimbombare nella testa. Lo guardavo e mi chiedevo cosa avrebbe scelto se avesse saputo di dover vivere otto anni della sua vita in quelle condizioni. Eppure la speranza e il rispetto del dono della vita frenavano qualsiasi tipo di pensiero, perché so che Dio esiste anche nella sofferenza.
Il filo già sottile che lega razionalità e fede rischia di spezzarsi davanti all'impotenza della vita e della morte, nel rispetto di scelte che non sai mai se siano quelle giuste. Consentire ad ogni persona “il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informata in modo completo […] riguardo alle conseguenze dell’eventuale rifiuto del trattamento sanitario e dell’accertamento diagnostico o della rinuncia ai medesimi” (art. 1, comma III, l. 219/2017) è, di certo, un atto di libertà, di tutela del diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione della persona.
La legge sul testamento biologico affonda le proprie radici sulla relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico. La stessa fiducia che è fede tra credente e Dio. Lo stesso legame ma con finalità diverse: ecco che il filo già sottile rischia effettivamente di spezzarsi. Assumere il consenso informato da parte del medico esula dalla spes ultima dea e da un amore incondizionato per la vita, soprattutto nella sua spiritualità.
Non è una scelta semplice. Perché accanto ad una sofferenza fisica convive lo stupore di due occhi aprirsi al suono di una voce amata. Come si fa a lasciarsi andare, a lasciarli andare? Eppure uno Stato di diritto, laico, deve farlo: lo Stato, indipendente e senza condizionamenti, non può impedire a chi ha deciso di prendere in mano una parte estrema di quel filo già sottile di scegliere, e scegliere di redigere il proprio testamento sulla vita. Perché libertà è, innanzitutto, libero arbitrio, cui fa da sfondo la propria etica e morale, di competenza personale non statale.
Cristina Dettù

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