Noi galatinesi spesso appariamo ambigui, egocentrici, ci sentiamo al centro dell’attenzione pensando che ciò che accade intorno sia sempre in qualche modo collegato a noi. Ecco, Galatina è la patria dell’individualismo inizialmente celato dietro il “tutti per uno”. Il problema si complica più avanti se insinua anche la bramosia del ritorno personale, che prende il sopravvento sulle buone intenzioni che ci spingono a fare qualcosa. Al di fuori dei confini cittadini ci sono attribuite caratteristiche (probabilmente veritiere) che portano i "piani alti" a sentirsi legittimati a decidere le sorti di questo paese, convinti del fatto che non siamo in grado di lavorare l’uno per l’altro, che non siamo in grado di gestire autonomamente casa nostra. Penso e ripenso a questa cosa da un po’ e l’unico sentimento che suscita in me è rabbia, ma non quella rabbia fine a se stessa, piuttosto quella rabbia che spinge a far di tutto perché la situazione cambi e viri per il meglio. Capisco che credere al cambiamento possa risultare difficile in un Paese in cui l'immobilismo regna sovrano, ma oramai non vedo altre soluzioni all'orizzonte, ritengo che non ci siano più alternative al rinnovamento. “Chi può amare ciò che è nostro più di noi stessi?” Domanda per niente retorica, visti gli scenari a cui assistiamo ormai da troppo tempo. Senza mezzi termini, credo che quella rappresentata dal Polo Civico sia una possibilità che Galatina non può lasciarsi scappare, da non scartare a prescindere per l’irremovibilità dei propri pregiudizi. Se ancora non fosse chiaro, è l’orgoglio di abitare in una città come questa, dannata probabilmente, ma anche e soprattutto dannatamente bella, che mi ha permesso di fare un passo avanti. Un passo avanti verso la comunità, insieme a persone, amici, con la convinzione che mai e poi mai tradiremo Galatina a favore d’interessi vari ed eventuali.
Piergiorgio Di Gesù
Nessun commento:
Posta un commento