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Ma il rispetto lo si può garantire solo a parità di condizioni. Ed in questo momento alcuni sono più rispettati di altri.
Non mi permetto di entrare nel merito di scelte così delicate perché immagino quanto possa essere dolorosa e consumante la scelta tra l’eutanasia o la vita, tra il continuare una vita costellata da atroci sofferenze fisiche e morali oppure il porre fine a tutto, cercando così un seppur minimo sollievo. Deve essere un dissidio angosciante perché, anche se è vero che vivere in uno stato vegetativo rappresenta l’incubo di tutti, non deve essere comunque facile decidere di morire. Infatti, per quanto si possa credere ad una esistenza dopo la morte, l’unica cosa certa è che questa è l’unica chance effettiva di vita che ci viene garantita, bella o brutta che sia. Ed una volta finita, non c’è modo di ricominciare.
Mi piacerebbe soltanto che, nel 2017, in uno stato di diritto, moderno, evoluto e proiettato verso il futuro, si riconosca il diritto alla “buona morte” a chiunque ne voglia far ricorso. Rappresenterebbe un traguardo di civiltà che aggiungerebbe qualcosa senza togliere a nessuno. Infatti chi è per la sacralità della vita continuerà ad essere rispettato. Così come la propria decisione di tutelare, amare ed onorare la vita fino all’ultimo istante continuerà ad essere ampiamente tutelata.
Al contrario, chi ora è costretto ad emigrare per poter trovare l’eterno sollievo, chi conduce (con invidiabile coraggio) delle agguerrite battaglie di diritti dal proprio letto-gabbia non ha ancora alcun diritto di scelta circa la propria vita. Infatti, la decisione di scegliere per la “dolce morte”, altrettanto sofferta e difficile come quella di chi vuole continuare a combattere la battaglia della vita fino all’ultimo, non merita ancora rispetto né considerazione. È come se fosse considerata sbagliata, peccaminosa, irriguardosa e, quindi, non meritevole di tutela.
Eppure nel riconoscere un diritto in più non c’è niente di sbagliato. Perché si offrono più opportunità di scelta senza limitarne altre. Perché si compie un piccolo passo verso il progresso, mantenendo comunque intatte le certezze del passato. Perché consentire la libertà di scelta è il più grande dono che si possa fare ad un uomo.
Gabriele Giaccari
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