mercoledì 19 luglio 2017

Paolo Vive

Io sono nato nel 1996. Micheal Johnson frantuma alle Olimpiadi di Atlanta il record dei 200 in 19’32’’, i Pink Floyd entrano nella Hall of Fame, Romano Prodi vince le elezioni politiche in Italia e Bill Clinton viene rieletto presidente degli Stati Uniti.
Ritrovarmi ora a scrivere di Paolo Borsellino nell’anniversario della sua scomparsa, potrebbe quindi risultare non facile. Il raccontare, il ricordare, necessita inevitabilmente della presenza: il rischio che si corre è quello di tralasciare sensazioni ed emozioni da accompagnare alle parole che scaturiscono dal vissuto. Ed io nell’ estate del 1992 (come si dice dalle mie parti) “non esistevo nemmeno nella mente di Dio”.
Il fatto dell’essere nato dopo però mi affida un compito. Quello stramaledetto 19 luglio 1992 mi ha lasciato il dovere di capire in un’analisi ragionata cosa successe realmente in seguito a Via D’Amelio. E ciò che scaturirà dalle mie riflessioni dovrò tramandarlo, diventando un ponte generazionale tra chi c’era e chi ci sarà.
Chi è nato come me nel 1996 ha il compito di non ricordare soltanto che tra i calcinacci dei palazzi saltati in aria e le lamiere dell’auto stritolate dal tritolo trovò morte ingiusta un uomo perbene. Noi abbiamo il compito di ricordare che lì con l’esplosione delle bombe, irruppe con violenza qualcosa. A partire da quel giorno a Palermo, sarebbero nate le generazioni che avrebbero imparato a combattere la convivenza mafiosa ed il compromesso intriso di malaffare e immoralità. Sarebbero nati coloro che finalmente avrebbero reso questa terra bellissima, parte integrante e attiva di uno Stato che non dimentica più chi muore per lui.
Raccontare però che dopo il 1992 le cose siano andate effettivamente così sarebbe falso, la nostra Italia ha ancora molta strada da fare per raggiungere dei livelli di etica e morale da paese civile. Questo però non ci dà il diritto di arrenderci, perché se c’è qualcosa che il giudice Borsellino di certo non vorrebbe, è vedere i propri figli gettare la spugna, perdendo ogni speranza di libertà e cambiamento finalmente libero.
Paolo Borsellino deve essere oggi un esempio (l’Esempio) dell’uomo di Stato impeccabile e leale verso i suoi doveri. Paolo Borsellino dovrà essere un traguardo al quale ambire, una rivoluzione morale da dover far rinascere all’interno di ognuno di noi. Paolo Borsellino è il monito da seguire nei momenti di sconforto, quando il peso delle responsabilità e la gravosità del cammino sembrano insormontabili. Paolo Borsellino oggi deve vivere tra coloro che lottano con la quotidianità e contro le iniquità che il mondo schifosamente ci sbatte sul naso.
Guardarlo sotto le lenti dell’eccezionalità ormai passata, ricordarlo con un mantello da supereroe in un viaggio ora verso Krypton, non gli renderebbe giustizia. Paolo Borsellino non è mai andato via da Palermo da quel 19 Luglio 1992, perché dopo 25 anni siamo ancora qui a parlare di lui e della sua missione da portare a termine. E se vogliamo che Paolo rimanga ancora con noi e con lui le sue idee ed il suo esempio, non smettiamo di sognare. Non smettiamo di ricordarci che a volte la normalità può condurti all’ immortalità. Non smettiamo di ripeterci che oggi “Paolo Vive!”.
Edoardo Mauro

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